Ieri Pecetto WebTv ha trasmesso una puntata straordinaria, tutta dedicata al tema della possibile localizzazione del Deposito Nazionale dei Rifiuti Radioattivi vicino a noi, e cioè a Carmagnola.

 

Il Decreto legislativo 15 febbraio 2010 n. 31 ha infatti previsto l’avvio di una procedura per la localizzazione, la costruzione e l’esercizio del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi, e cioè di un Deposito ove poter sistemare i rifiuti radioattivi, oggi stoccati all’interno di decine di depositi temporanei presenti nel Paese, prodotti dall’esercizio e dallo smantellamento degli impianti nucleari e dalle quotidiane attività di medicina nucleare, industria e ricerca.

Il Deposito Nazionale sarà costruito all’interno di un’area di circa 150 ettari. Per comprendere di cosa stiamo parlando, 150 ettari corrispondono ad un’area 21 volte più grande della struttura del Lingotto Fiere. Più grande di tutta l’area del complesso ospedaliero delle Molinette. Un settimo di tutta l’area del Comune di Pecetto (che – come sappiamo – parte dal Colle della Maddalena ed arriva sino a Cambiano). Dei 150 ettari, 110 saranno dedicati al Deposito e 40 al Parco Tecnologico. All’interno di 90 costruzioni in calcestruzzo armato verranno sistemati circa 78.000 metri cubi di rifiuti a bassa attività.

In un’apposita area del deposito, sarà realizzato un complesso di edifici idoneo allo stoccaggio di lungo periodo di circa 17.000 metri cubi di rifiuti a media e alta attività, che resteranno temporaneamente al Deposito, per poi essere sistemati definitivamente in un deposito geologico.

Anni or sono, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ora ISIN) ha messo a punto una Guida Tecnica (Guida Tecnica n. 29), Guida sulla base della quale la società SOGIN è stata incaricata a definire la Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI) e cioè a localizzare possibili siti in Italia per ospitare il Deposito Nazionale. Nella trasmissione sono state dettagliati questi criteri.

Ebbene, con un ritardo di 6 anni solo ora – momento in cui si parla solo di Covid ed in cui non sono possibili assembramenti… – SOGIN ha ora definito la Carta Nazionale, individuando 67 possibili siti ove costruire l’imponente struttura e, dopo aver ricevuto il nulla osta dai Ministeri dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente, il 5 gennaio scorso ha reso pubblico il lavoro. 

Ebbene, tra questi siti vi è anche… Carmagnola.

La notizia è stata una doccia fredda per tutti, poiché tutto è stato fatto in gran segreto. Carmagnola è quindi subito partita con la sua battaglia, battaglia alla quale si sono uniti alcuni Comuni, come Poirino, Villastellone e Chieri.

Ieri, il Sindaco di Carmagnola (Ivana Gaveglio), il Sindaco di Poirino (Angelita Mollo) ed il Presidente della Fondazione di Comunità del Chierese (Daniele Tartaro) hanno fatto ben comprendere come la decisa contestazione non è frutto della sindrome di NIMBY (non nel mio giardino, ma in quello di un altro) ma si fonda su osservazioni tecniche (l’area carmagnolese ha falde acquifere, è soggetta a possibili alluvioni (come è successo nel 2016), è vicina a centrali elettriche, è densamente abitata, ecc. ecc.), osservazioni che si riflettono sulla dovuta attenzione verso la salute dei cittadini, dei loro figli e dei loro nipoti (lo stoccaggio dei rifiuti radioattivi di tutta Italia è previsto per… 300 anni).

Non solo, ma gli ospiti hanno manifestato la loro profonda e gravissima preoccupazione verso tutto lo sviluppo del tessuto economico, turistico e culturale di tutta l’area del carmagnolese, del Pianalto, del chierese, ecc. Ricordiamo che accanto vi è anche il Roero. Un eventuale deposito nazionale di tutte le scorie radioattive a Carmagnola pregiudicherebbe in modo irrimediabile e disastroso tutta l’economia e lo sviluppo di tutta la nostra area. Pecetto compresa!

Il Sindaco di Carmagnola ha iniziato la battaglia, battaglia alla quale tutti noi ci siamo uniti. Sono nati comitati di raccolta firme ed i Consiglieri Alberto Del Noce e Monica Checchin hanno chiesto che anche il Comune di Pecetto Torinese presti la dovuta attenzione al problema e partecipi alla raccolta firme.

L’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) ha creato un tavolo fra le Regioni e chiederà a gran voce al Governo di prorogare i termini per le osservazioni delle Amministrazioni locali (già, perché per legge sono assegnati 60 giorni dal 5 gennaio, e cioè in pieno periodo di emergenza Covid) per eventuali osservazioni…). 

Vi terremo aggiornati.

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