di Cesare Canonico

Il 2017 ha decretato il fallimento di buona parte dello strumento  dei PEC (Piani di Edilizia Convenzionata o per precisione Piani Esecutivi Convenzionati) che, dopo essere stati tanto sbandierati dall’Amministrazione, si sono definitivamente schiantati contro la dura realtà del mercato e del territorio . Nonostante la anomala riforma in corsa del regolamento, che ne permette la realizzazione parziale, questi strumenti urbanistici non hanno avuto e non hanno tutt’oggi nessuna intenzione di decollare verso la direzione attesa dai promotori e  in una realtà così piccola come Pecetto presentano il loro conto.

Solo il  PEC di piazza Unità di Italia è arrivato a compimento  in modo regolare

La zona artigianale, che a onor del vero era  una scelta obbligata da precise disposizioni al tempo della prima edizione del Piano Regolatore Generale Comunale,  non è mai stata avviata, ed anzi, è già stata avanzata la prima richiesta di ritornare allo stato precedente di terreno agricolo.

Il Pec di strada Rosero non è mai salpato a causa del mancato accordo  fra i proprietari ancora disposti a fabbricare  ricordando che, fin dall’esordio, uno dei componenti aveva fatto richiesta di stralcio

Il Pec di fronte a strada delle Vigne dopo molte peripezie è partito in forma ridotta, mettendo in seria difficoltà chi ancora non ha avviato le pratiche per edificare. Nel contempo si è dato corso alla richiesta di coloro i quali   volevano lo stralcio dal piano del proprio terreno sin dall’origine.

Il Pec prospiciente la piazza di Valle San Pietro si è scontrato con le leggi del mercato. I lunghi tempi di sviluppo dello strumento urbanistico hanno fatto si che l’impresa si sia di fatto ritrovata a dover realizzare l’edificio in un momento di grave crisi del mercato immobiliare e per uscire da questa difficile situazione di stallo abbia chiesto ed ottenuto di poter far tornare l’appezzamento residuo allo stato originario di terreno agricolo avendo comunque realizzato la gran parte delle opere pubbliche. In questo caso ci auguriamo che questa soluzione permetta l’espansione delle aziende agricole locali in modo che possano sfruttare la zona urbanizzata senza dover compromettere suoli in aperta campagna

L’altro  Pec a ovest di strada Valle San Pietro, dirimpettaio del precedente, sta di fatto perdendo le caratteristiche essenziali per l’ennesima richiesta di una delle parti di tornare alla precedente condizione di terreno ad uso agricolo.

I PEC hanno favorito poco e male le aziende che normalmente lavorano sul territorio  e non sono venuti incontro alle esigenze di coloro i quali avevano bisogno di realizzare delle abitazioni per sé o per i loro famigliari.

In questa ultima affermazione sono insiti anche i motivi delle numerose richieste di stralcio. Il primo è per un motivo affettivo; i terreni sono un patrimonio tramandato da generazioni e si desidera che tale rimanga. Il secondo è un motivo economico; le imposte sulle are edificabili non sono indifferenti ed incidono pesantemente sul budget familiare per di più se non si vede una concreta prospettiva di realizzazione

Nell’ultimo periodo è stata eseguita l’asfaltatura di alcuni tratti di strada e come al solito si bada sempre molto all’aspetto estetico e mai a quello sostanziale. La buona pratica prevede che debba essere scarificata (per scarificazione si intende l’operazione preliminare di incisione con rottura superficiale dell’asfalto e la serie di lavorazioni atte alla rimozione del materiale di risulta ) la parte corticale del vecchio catrame in modo da eliminare tutti i rappezzi eseguiti nel corso degli anni precedenti, vengano risistemati i tombini e soprattutto venga asportato il bitume posato precedentemente (con metodi poco ortodossi) per migliorare il grip del nuovo asfalto. Questa operazione è ancora più preziosa se lo strato posato in precedenza è inconsistente. Ma nulla di tutto questo è stato eseguito. Ammesso e non concesso che il manto così posato abbia una buona tenuta, si è verificato un ulteriore aumento del livello del piano stradale con tutti i rischi che derivano.

In questo modo le acque meteoriche possono più facilmente essere convogliate negli ingressi pedonali o carrai causando un aumento della possibilità di allagamento delle abitazioni o delle autorimesse nel contempo vengono a crearsi dei dossi che ostacolano o rendono più difficoltoso  l’accesso dei pedoni e degli autoveicoli  sulla pubblica via

Intanto il costante e perseverante contatto con il territorio, con le persone che ci vivono, con le associazioni e la collaborazione con Alberto Del Noce sta producendo i suoi frutti.

La proposta al Consiglio Comunale di offrire i locali del Tiro a Segno alla Pro Loco è diventata un fiore all’occhiello di questa nostra collaborazione.

Preso atto che la Croce Rossa Italiana sezione di Chieri ha comunicato che è venuto meno l’interesse di trasferire la loro sede locale  alla porta del paese, gli antichi ambienti potrebbero essere destinati alla Pro Loco  poiché necessitano di lavori meno gravosi di quelli necessari per attrezzare e poi mantenere correttamente una sede della CRI.

In questo modo la struttura potrebbe assolvere a più funzioni utili al paese. Oltre a poter diventare una sede sociale ed operativa in uno dei  luoghi simbolo per i pecettesi, si potrebbero svolgere anche piccoli eventi da parte delle associazioni locali che desiderano organizzare delle attività in proprio con la collaborazione della Pro Loco.

Ridare vitalità a quegli antichi ambienti che tanta storia del paese hanno visto transitare mi sembra una bella opportunità per mantenere le proprie radici ma allo stesso tempo per rinnovarle e farle crescere al fine di realizzare un grande futuro

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