di Alberto Del Noce

È finita la campagna elettorale, ma non a Pecetto: anche se la scelta del nostro nuovo sindaco avverrà nel maggio del 2019, già oggi girano le prime candidature. Rispetto al 2014 il panorama sembra però ora diverso poiché, questa volta, dovrebbe esser l’area che si riconosce nella sinistra che si dovrebbe spaccare in due. È infatti ormai ufficiale che si candiderà quale sindaco Giuliano Manolino, Presidente del partito dei Moderati, partito che – come noto – ha sempre fatto parte della coalizione del PD. Poi girano voci (ma non ci crediamo) che anche Cosimo Calò si presenterà come candidato sindaco e pare (ma non ci crediamo) come capolista del gruppo che da dieci anni ci sta amministrando, visto che Adriano Pizzo ha già svolto due mandati. In altre parole, questa volta sarà quindi solo la nostra lista civica a rappresentare quel connubio tra l’area più progressista del centrodestra e l’area più moderata del centrosinistra. Il sogno di Cavour e di Urbano Rattazzi…

In realtà, il tema delle candidature penso però che interessi pochi. Sono, infatti, ormai palesi i segni di alcuni inevitabili cambiamenti che impongono la necessità di concentrarsi su altre priorità, come dare risposte nuove a domande nuove.

Non avrebbe più senso anche a Pecetto uno scontro tra Camillo e Don Peppone poiché Pecetto è nel mondo ed il mondo deve esser osservato con occhi nuovi. I cambiamenti in atto sono importanti. Non si può tornare indietro. Ma i cambiamenti si possono, anzi, si devono guidare e non subire.

Non importa quindi avere l’ansia di sapere chi si candida o meno. Interessa invece verificare chi intende lavorare concretamente

  • per portare il buon senso in una burocrazia che troppo spesso dimentica di esser al servizio del cittadino (e non il contrario);
  • per portare il buon senso in una burocrazia che troppo spesso dimentica che il cittadino sta facendo enorme fatica per quadrare il bilancio familiare e che quindi vorrebbe esser ascoltato e protetto (le statistiche della piccola crescita registrata si riferiscono alle grandi aziende ma la disoccupazione giovanile a Torino è del 40%, nel 2017 il Nord Ovest ha perso 1.675 artigiane e, secondo i dati Crif, il Piemonte sta sopportando il peso pro capite più oneroso di tasse, tributi, tariffe e debito finanziario);
  • per riportare quello spirito di comunità accogliente che il nuovo mondo cerca di spegnere, proponendo la pseudo aggregazione dei centri commerciali (la nuova solitudine di massa);
  • per riportare quello spirito di autentica accoglienza che prescinde dall’appartenenza ad un gruppo o ad un altro (a dispetto di quanto invece purtroppo avvertito in questi quattro anni di politica in Pecetto, per cui se ad es. proponi un’interessante iniziativa in favore di tutti neppure ti viene data risposta);
  • per riportare ambiziosamente Pecetto alle eccellenze di una volta nonché a nuovi traguardi, economici (con l’attenzione verso le realtà produttive locali che ci stanno abbandonando), turistici (con il potenziamento della visibilità e delle opportunità), sportivi (con il potenziamento delle strutture), culturali, ecc.
  • per cercare di riportare i giovani a Pecetto e poter in parte contribuire a dare loro una speranza, dei sogni, un futuro possibile.

Ebbene, in questi quattro anni noi non abbiamo solo svolto il ruolo di opposizione ma ci siamo costantemente mossi con questi obiettivi. Come ad es. quanto fatto ultimamente per gli agricoltori pecettesi, non ascoltati dall’amministrazione e posti a rischio di vedersi fare concorrenza da imprese di tutto il Piemonte. Questo ci interessa veramente e non altro e verso questi traguardi noi siamo sostanzialmente tesi. Anche perché tutti hanno certamente compreso che siamo ad un punto di non ritorno e che rischiamo di sprecare le ultime opportunità.

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