di Giuseppe Storelli

Con l’acronimo inglese NIMBY “Non nel mio cortile” gli esperti definiscono la sindrome che affligge quelle persone, talvolta riunite in comitati, caparbiamente contrarie all’evoluzione della società, decise ad impedire il realizzare di infrastrutture tecnologiche, sedicenti utili per la collettività, nei dintorni di casa loro. La politica locale, spesso combattuta tra far cassa e la perdita di consenso elettorale, preferisce la terza via, ovvero non accorgersi della realizzazione di opere, talvolta gigantesche come i tralicci radiotelevisivi (realizzate all’epoca Manolino), per poi davanti al fatto compiuto affermare che, sebbene tali opere siano state eseguite abusivamente, come nel caso di specie, prevale il diritto all’informazione a quello della salute e del paesaggio.

Salvo poi accanirsi, per dimostrare la loro attenzione al paesaggio e alla natura, contro la realizzazione tra i boschi cedui, di una pista per le mountain bike. Significativo è l’approccio paternalistico degli amministratori e degli enti preposti al controllo dell’inquinamento elettromagnetico (ARPA), con campagne di informazione in cui si presentano scientificamente i dettagli tecnici di progetti di bonifica che ‘teoricamente’ sulla base di tecniche di ‘simulazione’ e sovrapposizioni degli effetti, ogni possibile contromisura sarebbe presa, e che i rischi sono risibili, con la realizzazione di tralicci alti 120 metri.

I pecettesi residenti al Colle della Maddalena, zona a strettissimo vincolo paesaggistico, attentamente controllati dagli uffici tecnici comunali in caso di ristrutturazione dei pavimenti dei balconi, da anni assistono a questo teatrino delle autorità sulla bonifica dall’accertato inquinamento elettromagnetico. L’ARPA, nella sua Relazione annuale, conferma il generalizzato sforamento dei limiti di esposizione nel sito del Colle della Maddalena.

Si è arrivati persino a negare la possibilità tecnica di delocalizzazione le emittenti radio, la maggiori sorgenti inquinanti, rifacendosi ad indagini mai eseguite e a inapplicate indagini epidemiologiche. I residenti al Colle, per una decina di anni hanno subito livelli di esposizione, sebbene inderogabili, superiori di ben sei volte i limiti di legge, e per 20 anni e a tutt’oggi al superamento di oltre del 50% del livello di attenzione. Ordinanze regionali rimaste disapplicate, inutili Conferenza dei servizi, progetto di risanamento “Giovannelli” con imprudenti valori teorici di sicurezza (0,5 Vm su 6,0 Vm).  Ebbene, è notizia di questi giorni che, grazie alle iniziative assunte dal nostro Gruppo Consigliare e che hanno determinato il rallentamento delle procedure autorizzative dei tre grattacieli previsti, le emittenti hanno intenzione di lasciare gli attuali tralicci (in realtà si sposterebbero su quello di Mediaset, che è a fianco…).

In ogni caso, viste le risultanze del dossier che si è redatto, viste le risultanze degli accertamenti di ARPA ed ASL, l’Avv. Del Noce ed il sottoscritto, in qualità di Consiglieri comunali del gruppo Prima Pecetto, abbiamo presentato al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Torino un esposto ricostruendo e documentando la tortuosa storia delle antenne poste sul Colle della Maddalena ed invocando il reato previsto dalla Legge 22/5/2015 n. 68 che ha introdotto nuove figure di reati ambientali (sono le stesse norme recentemente utilizzate dalla Procura per l’inquinamento da polveri sottili a Torino) nonché per omissione d’atti d’ufficio. Lo dovevamo nell’interesse dei nostri concittadini. Il fascicolo è seguito dallo Studio dell’Avv. Roberto Piacentino ed è attualmente sul tavolo del Procuratore della Repubblica di Torino, che ha già anche incontrato l’Avv. Del Noce per chiarimenti. Vi terremo aggiornati.

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