Riceviamo una lettera, non datata, dalla Scuola di Pecetto che volentieri pubblichiamo. Credevamo fosse finalmente la risposta alla nostra lettera del novembre 2017 con la quale suggerivamo l’organizzazione di eventi interessanti e coinvolgenti per il prossimo centenario della fine della seconda guerra mondiale (lettera mai riscontrata) o la risposta della lettera inviata ad aprile scorso per segnalare che dovevano esser cambiate le piastre del defibrillatore da noi regalato nel 2014 unitamente al corso per sei docenti (anche questa lettera mai riscontrata), ed invece è la replica all’articolo di Paolo BuzzettiScuola, fulcro e fucina del nostro avvenire…” (pubblicato su Il Picchio del 1/4/2018 e su questo sito).

Trascriviamo quindi qui di seguito la lettera della Scuola e, in calce, la replica dell’autore dell’articolo contestato.

Gent.le sig. Buzzetti,
anche tutti noi, come comunità scolastica, rimaniamo perplessi e molto avviliti nel leggere il suo intervento sul “Picchio”.
Comprendiamo tuttavia, che a muovere il suo scritto siano l’amarezza, la preoccupazione del cittadino di fronte all’espandersi di un fenomeno odioso come il bullismo fra giovani e giovanissimi. Lei stesso ha offerto ai lettori le accorate parole del collega di Pordenone che sono accusa e monito ai compagni, ma anche ai genitori e alla “società” in generale, e in particolare ai social media, che amplificano e cronicizzano il fenomeno. Condividiamo pienamente il suo sfogo e anzi aggiungiamo la preoccupazione per il dilagare della violenza giovanile, fisica, verbale e psicologica nella scuola, rivolta indifferentemente contro i ragazzi, collaboratori, insegnanti e dirigenti. Alla comune indignazione desideriamo porre come commento una frase di Domenico Starnone: “Sorprendersi perché la scuola di ogni ordine e grado non è luogo di angioletti, è un po’ ingenuo. Viviamo in un mondo violento, dove la prepotenza è pane quotidiano. Questo ovviamente non significa che bisogna rassegnarci a una sorta di gioco di specchi tra violenza degli adulti e violenza dei giovani”. Siamo, quindi, in pieno accordo su questo tema.
Le perplessità è l’avvilimento riguardano, invece, le sue considerazioni sulla scuola Sec. I Grado di Pecetto dove lei afferma che siano ricorrenti gli episodi di bullismo. Se si riferisce a fatti gravi a noi sconosciuti, ci meravigliamo che Lei, da cittadino probo qual è, non si sia preso la pena di denunciarli a noi che, quotidianamente, siamo impegnati nel prevenire e correggere ogni forma di bullismo nascente. Se, invece, vuole riferirsi al clima della nostra scuola, allora l’accusa, ci permetta, è inesatta, pretestuosa, oltre che generica. Tutti noi abbiamo esperienze di altre scuole e sappiamo che il nostro piccolo Plesso è un luogo speciale, come, peraltro tutti i Plessi dell’Istituto Comprensivo: non perché non esistano i problemi, i contrasti, le difficoltà, ma perché si cerca sempre di trovare una soluzione condivisa che metta al centro l’interesse dei ragazzi. Condividere la soluzione significa coinvolgere tutti: allievi, collaboratori, docenti, Dirigente Scolastico, genitori, psicologi, risorse del territorio e persino le autorità, se necessario. Lo dimostrano le numerose attività svolte nel corrente anno scolastico, volte a prevenire l’insorgere del bullismo che hanno visto ampia adesione, disponibilità e partecipazione non solo dei diretti interessati, ma dei genitori che, numerosi, hanno sempre sostenuto gli insegnanti. Per questo la nostra Scuola è un piccolo “paradiso”, perché non ci sentiamo soli ad affrontare un fenomeno che, come ha detto anche Lei, valica ampiamente le mura scolastiche. I genitori sono sempre pronti al confronto, alla collaborazione, a condividere un comune percorso educativo. Combattere insieme: è questa la nostra risposta. Il bullismo tenta in ogni modo di insinuarsi nelle azioni, negli atteggiamenti anche dei migliori alunni e nelle migliori scuole: è inutile negarlo. Ma nella nostra Scuola tutti sono impegnati insieme a sorvegliare, correggere, educare perché la Scuola è un luogo che educa, nel senso latino del verbo educere.
La Dirigente Scolastica
Il Corpo Docenti
I Consiglieri del Consiglio di Istituto

 

Gentile Dirigente Scolastica, gentili Docenti e Consiglieri d’Istituto,

prendo atto della comunicazione permettendomi di sottolineare che sarebbe stato opportuno, in quanto comunicazione ufficiale, che venisse trasmessa secondo canoni che vanno al di la della fotocopia consegnata a mano all’amica dell’amico, ma ben venga: sarà occasione per far chiarezza (una firma in calce non avrebbe fatto male peraltro).

Posso comprendere che non sia mai simpatico l’essere “chiamati in causa”, meno invece comprendo quando si sposta il baricentro della confronto in ambiti che non sono stati contemplati dal mio scritto. Chi ha sollevato la problematica (che sembra si voglia minimizzare), non è solo un “probo cittadino” ma anche un genitore di tre figli prossimi alle medie nel Plesso pecettese, quindi, il mio appello (non denuncia, come si vuol far intendere), ha il solo fine di mettere nella condizione voi (docenti), di poter serenamente affrontare la problematica e, congiuntamente all’impegno dei genitori volonterosi, di poter mettere “al centro” l’interesse dei ragazzi, prossimi uomini e donne della nostra società.

Ritengo lo si possa fare con la serenità del dialogo costruttivo, senza celare, omettere o sottovalutare quanto è emerso. Perché qualcosa è emerso e penso che voi ne siate consapevoli, poiché alcuni di voi hanno affrontato il problema e sottolineato l’esigenza di porvi rimedio (non io, ma voi docenti).
Come collocate la richiesta di una docente (una fra le migliori) a quei pochi genitori “di buona volontà“, di far fronte comune contro il menefreghismo o il “garantismo” miope degli altri? Altro che inesatta e pretestuosa, direi che è fin troppo circostanziata. Gli atti per i quali gli stessi docenti hanno indetto riunioni con i genitori, penso possano attestare che ne siate perfettamente consci, e non ci vedo nessun dolo nel poter affrontare i problemi se li si vuole risolvere (capisco meno il volerli sottovalutare).

Non sono un ingenuo che considera la scuola un luogo dove vi siano solo “angioletti” ma vi prego, non lo siate neanche voi nel definire “paradiso” un luogo dove qualcuno ha scritto ad una compagna che: “desidera la morte di sua madre, perché nel primo infarto…, è andata male”. Non lo sapete? Non sapete di questa ed altre circostanze poco piacevoli? Non avete parlato con i genitori direttamente interessati?

Posso suggerire al corpo docenti, che stimo per impegno e professionalità (MAI messa in discussione), di chiedersi il perché delle ” migrazioni” di diversi alunni verso altre scuole negli ultimi anni…? Anche se percentualmente piccole, per un organo come la Scuola, perdere anche solo alcuni elementi perché non sono stati integrati, lo considero un qualcosa che debba necessariamente far riflettere (TUTTI).

Forse non è stato compreso (voluto, casuale) il senso della mia segnalazione. Strumentalizzare la stessa ritengo non sia costruttivo, perché in voi ho riconosciuto (e sottolineato), l’impegno profuso al contrasto del problema, anzi, nella “mia” vi legittimavo, da cittadino e da genitore, ad andare oltre, proseguire, perseverare senza abbassare la guardia, oltre a non sottovalutare.

Se ci si prodiga a prevenire, ma poi non si risponde energicamente quando è ora di “curare”, non vi sembra che venga vanificato tutto lo sforzo che avete fatto?

Ognuno di noi, io per primo, penso abbia fatto una “stupidaggine” nella propria carriera scolastica, ma la ricordo ancora per benino proprio perché mi è stato spiegato l’errore (a mie spese): non sono stato graziato per “quieto vivere” o per aver a che fare con genitori garantisti a prescindere (anche perché i miei non lo sarebbero stati).

Voi siete legittimati a fare, sapete come ed avete gli strumenti per farlo, buon lavoro!

Con immutata stima.

Paolo Buzzetti.

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