di Maricla Benedetto Marcocchia

Stephen Hawking, un matematico, un astrofisico e soprattutto un uomo.

Nel ricordare il suo immenso lavoro di scienziato, vorrei puntare l’attenzione sul suo modo di essere uomo “disabile”. Colpito dalla Sla a ventun anni ha vissuto, o meglio convissuto, per cinquanta anni con il suo progressivo disfacimento fisico, continuando ad inseguire i suoi obiettivi, senza lasciarsi intrappolare dal corpo e dalle sue limitazioni. Le sue continue ricerche sull’origine dell’Universo e sulle leggi che lo governano hanno aperto immense possibilità che altri scienziati potranno continuare ad esplorare. Hawking non ha permesso alla sua malattia di impedirgli di vivere una vita anche come uomo, marito e padre.

Scrittore di numerosi  testi, autore poliedrico di altissimo livello, sapeva calibrare perfettamente la complessità dell’argomento all’interlocutore che aveva di fronte. Non a caso ha scritto anche libri per bambini (“La chiave segreta dell’Universo”) La sua vita è stata esempio e monito.

Ecco alcune sue riflessioni:

“Ho provato a far buon uso del mio tempo. Poiché ogni giorno può essere l’ultimo, voglio sfruttarne ogni minuto”.

“Guardate le stelle non i vostri piedi. Per quanto difficile possa essere la vita, c’è sempre qualche cosa che è possibile fare ed in cui si può riuscire”.

“Si può uscire da un buco nero, anche verso un altro universo. Quindi se vi sentite intrappolati in un buco nero, non mollate, c’è sempre una via di uscita”.

Non permettiamo alla nostra indolenza di disperdere un simile patrimonio:

”Convogliamo tutte le nostre energie fisiche e mentali verso l’obiettivo che si vuole raggiungere”.

Buon viaggio Mr. Hawking

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